Sono i benchmark il problema?
La forte ascesa degli indici sta alimentando la mania degli indicatori relativi. È difficile da credere, ma oggi ci sono 2,4 milioni di indici per 43.000 società. Questo rapporto sbilanciato non fa che esacerbare il comportamento d'investimento che consiste nel rincorrere la performance a breve termine, spostando semplicemente il capitale anziché investire nelle aziende. Il nostro sistema di misurazione dell'operato dei gestori confronta costantemente la performance passata a breve termine con quella del benchmark, con il risultato che il più delle volte i gestori attivi vengono assunti o licenziati nel momento sbagliato del ciclo. Nel loro articolo "The Folly of Hiring Winners and Firing Losers" (La follia di assumere i vincitori e licenziare i perdenti), pubblicato su The Journal of Portfolio Management, Rob Arnott, Vitali Kalesnik e Lillian Wu affermano che inseguire le performance passate costa agli investitori finali da 80 a 150 punti base all'anno.11
Il tema cruciale non è l'ESG, ma il tempo
I fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) sono diventati un tema molto dibattuto nel settore degli investimenti. Tuttavia, il dibattito sull'ESG è impantanato in divisioni politiche e ignora gli importanti motivi economici alla base del processo di scoperta dei rischi e delle opportunità economiche.
È un dato di fatto che dal 1950 la popolazione mondiale è cresciuta del 70%, e che ciò ha avuto un impatto enorme sul nostro ecosistema.12 Alex Edmans della London Business School osserva che potremmo essere vicini alla fine dell'ESG per come lo conosciamo oggi, affermando che "l'ESG non è un qualcosa di speciale o di distinto... I fattori ESG sono fondamentali per il successo a lungo termine di un'azienda. Considerare i fattori di lungo termine quando si valuta un'azienda non è investire con un focus ESG, è investire e basta."13
Gli investitori si stanno rendendo conto che la questione è molto più complessa dell'esclusione passiva legata ai fattori ESG. Comprendere tutti i rischi che possono avere un impatto significativo sul valore della società sottostante è fondamentale, e queste decisioni di investimento sono decisioni attive. Tuttavia, come già osservato, non tutti gli investitori si cimentano in quelle ricerche necessarie per comprendere l'impresa sottostante e non tutti sono in grado di tollerare le tensioni a breve termine perseguendo convinzioni a lungo termine.
"La situazione vantaggiosa per tutti che non si è mai concretizzata"
L'evoluzione in atto nel mondo degli investimenti non preoccupa solo gli investitori. Anche le aziende avvertono la pressione di doversi adattare e rispondere a questi cambiamenti. Negli ultimi anni, il paradigma tradizionale della supremazia degli azionisti – l'idea che una società risponda soprattutto e in primo luogo ai propri azionisti – è stato messo in discussione.
Milton Friedman ha introdotto per la prima volta il concetto di supremazia degli azionisti nel 1970. La teoria afferma che "Le aziende sono gestite per massimizzare i profitti degli azionisti e per essere altamente reattive alle loro richieste, il che a sua volta giova alla società tutta" – una situazione che lui definiva "win-win", ossia vincente per tutti. Ma oggi il mondo e i mercati sono completamente diversi e, secondo i teorici economici Leo E. Strine, Jr. e Aneil Kovvali dell'Università di Chicago, la prospettiva di Friedman andrebbe definita la "situazione vantaggiosa per tutti che non si è mai concretizzata".14 Analizzando i risultati per azionisti e stakeholder, Strine e Kovvali presentano un'abbondanza di prove a dimostrazione che la supremazia degli azionisti è stata un fallimento. Gli autori mostrano in che modo la teoria non ha funzionato, ma ciò che manca nella loro argomentazione sono le ragioni per cui non avrebbe potuto funzionare:
- Il basso costo del capitale e l'apprezzamento prolungato degli asset rischiosi.
- Con l'ascesa degli investimenti passivi cominciata nel 1970, tutte le aziende ottengono finanziamenti semplicemente per il fatto di far parte del benchmark.
- Ciò è dovuto al passaggio a un sistema di misurazione a breve termine basato sul superamento dei benchmark.
È altamente improbabile che Friedman avesse immaginato una cosa del genere, e ora i consumatori, le autorità di regolamentazione e gli investitori esigono di essere considerati alla stregua di stakeholder dalle loro aziende. Le imprese che riescono a gestire con successo questo cambiamento possono trarre notevoli vantaggi, cercando inoltre di generare rendimenti stabili per gli investitori a lungo termine, ma non c'è nulla di nuovo in questo.
Costruire la fiducia
Nel 2015 State Street ha condotto un altro studio globale sul settore della gestione patrimoniale, intitolato "Folklore of Finance", il cui tema principale è più applicabile all'oggi che all'anno in cui è stato scritto.
Come illustrato nel grafico seguente, gli autori sostengono che il settore dedica troppo tempo a ciò che di fatto non aggiunge valore alla generazione di rendimenti a lungo termine o al raggiungimento degli obiettivi a lungo termine degli investitori.