Ciò assume importanza in quanto esiste una relazione inversa e di lunga durata tra la spesa per investimenti e la redditività del capitale. Quando l'intensità di capitale diminuisce, a parità di altre condizioni, i rendimenti aumentano dal momento che è stato impiegato meno capitale. L'esternalizzazione della produzione ha inoltre esercitato una pressione sui costi operativi in ragione di un minor fabbisogno di capitale umano.
La combinazione di leva finanziaria, in un contesto di tassi artificialmente contenuti, e di un calo degli investimenti fissi ha comportato rendimenti senza precedenti per gli azionisti. Tuttavia ciò è avvenuto a spese dei risparmiatori e della forza lavoro, accentuando al contempo le disuguaglianze di reddito. Entrambe le tendenze si sono concluse.
L'aumento dell'intensità di capitale è il futuro
La pandemia, seguita dalla guerra tra Russia e Ucraina, ha messo in luce il rischio di non avere beni disponibili da vendere per soddisfare la domanda dei clienti. La produzione di un'automobile richiede migliaia di componenti, ma basta un solo pezzo mancante per bloccare l'intero processo produttivo. Per le aziende, avere un prodotto disponibile sui propri scaffali a un margine inferiore è ormai più importante di uno scaffale vuoto a fronte di un margine massimo. L'attenzione dei media è stata catturata soprattutto dalla costruzione di impianti di semiconduttori e veicoli elettrici, ma anche settori quali prodotti elettrici, chimici, attrezzature mediche e altri ancora hanno assistito a un aumento della propria capacità e al rimpatrio delle proprie filiere produttive. Anche le aziende al di fuori dei settori tecnologico e automobilistico stanno spendendo il proprio capitale.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina e, più recentemente, la guerra in Medio Oriente hanno reso questo rischio ancora più acuto. Anche se l'entità è incerta, possiamo aspettarci che la deglobalizzazione indirizzerà il capitale, che negli ultimi anni è stato restituito agli azionisti tramite dividendi, buyback e acquisizioni, verso investimenti fissi. Ciò rappresenterà probabilmente un freno per i rendimenti futuri.
Perché è importante
Se nel breve periodo sono gli impulsi al trading, come i dati mensili sull'occupazione o sull'inflazione, a determinare i prezzi degli asset, nel lungo termine ciò che conta è la redditività sul capitale. In prospettiva, il passaggio dall'efficienza delle filiere produttive alla resilienza significherà che le società a corto di capitale tangibile dovranno effettuare investimenti che avranno un impatto negativo sui rendimenti.
Proprio come gli investitori, le aziende investono capitale, e i prezzi delle relative azioni e obbligazioni rappresentano punteggi dati dal mercato. Stiamo uscendo da un contesto in cui le conseguenze di processi decisionali inefficaci sono state mitigate dall'impatto favorevole prodotto da tassi artificialmente contenuti e dalla globalizzazione, ed entrando in un panorama caratterizzato da un margine d'errore limitato.
I rendimenti potrebbero rivelarsi resilienti per le aziende gestite da abili responsabili che hanno capito che le precarie catene di fornitura e il capitale a basso costo del periodo COVID non erano sostenibili. Tuttavia, le società ad alta intensità di capitale e con un elevato onere debitorio potrebbero deludere le aspettative. Poiché i prezzi degli asset finanziari dipendono dai rendimenti, ciò dovrebbe comportare anche un cambio di paradigma per quanto riguarda l'importanza della selezione dei titoli e della gestione attiva.
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