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Rientrano le speranze di tagli ai tassi alla luce dei dati molto positivi negli Stati Uniti

Le principali notizie della settimana sull’economia globale e dal mondo delle imprese.

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Settimana al 2 febbraio 2023

A mezzogiorno di venerdì i mercati azionari globali risultano al rialzo nella settimana, sulla scorta degli utili molto positivi di diverse società tecnologiche a mega capitalizzazione. Il rendimento dei titoli del Tesoro decennali è sceso dello 0,15% al 4%, ma dovrebbe chiudere la settimana ben oltre il livello minimo. Infatti, a metà settimana sono riemersi i timori per la salute delle banche regionali americane e ciò ha contribuito, nella giornata di giovedì, a un calo dei rendimenti fino al 3,82%. Il prezzo di un barile di greggio WTI è sceso di oltre 5 dollari, attestandosi a 72,10 dollari. La volatilità, misurata dall’indice CBOE Volatility (VIX), è rimasta stabile a 13,9.

NOTIZIE MACROECONOMICHE

Stati Uniti: il numero dei salariati continua ad aumentare

I salariati non agricoli negli Stati Uniti sono aumentati di 353.000 unità, il doppio di quanto stimato, mentre la revisione dei dati dei due mesi precedenti ha determinato un aumento di 126.000 posti di lavoro a gennaio, e le revisioni annuali hanno aggiunto 359.000 posti di lavoro al totale del 2023. Il reddito medio orario su base mensile ha superato le attese, in aumento dello 0,6% rispetto al mese precedente, e del 4,5% rispetto a un anno fa. Il numero di ore lavorate invece è sceso ai minimi dallo scoppio della pandemia a marzo 2020. Il tasso di disoccupazione è ancora stabile al 3,7%. In base a tali dati, e considerando il rimbalzo del settore manifatturiero e la maggiore fiducia dei consumatori, gli investitori hanno ridimensionato le aspettative di tagli ai tassi da parte della Federal Reserve nel corso dei prossimi incontri. La probabilità di un taglio dei tassi dello 0,25% a marzo è diminuita dal 50% di una settimana fa al 20%, e si è ridotta anche la probabilità di un taglio a maggio.

La Fed appare più accomodante ma i tagli non saranno imminenti

Il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, mercoledì ha dichiarato che i membri del Federal Open Market Committee vogliono essere certi che l’inflazione sia saldamente indirizzata verso il target del 2% prima di tagliare i tassi. Powell sostanzialmente ha escluso un taglio dei tassi a marzo, per cui il mercato ora prevede che il primo taglio avverrà a maggio. Secondo il Presidente della Fed, è maggiore il rischio che l’inflazione si stabilizzi al di sopra del target della banca centrale rispetto al rischio di una riaccelerazione dei prezzi. La Federal Reserve, ha spiegato Powell, discuterà del ridimensionamento del proprio stato patrimoniale nell’incontro di marzo. 

Occhi puntati sull’esposizione delle banche nel settore immobiliare commerciale

Sulla scorta del brusco calo del prezzo delle azioni di New York Community Bancorp, dopo che l’istituto ha tagliato il dividendo e incrementato i fondi perdite su crediti, le azioni delle banche regionali americane alla fine della settimana sono scese parecchio per via della loro esposizione nel settore immobiliare commerciale. Tali preoccupazioni non riguardano però solamente gli Stati Uniti, la banca giapponese Aozora e la tedesca Deutsche Bank hanno incrementato i fondi per perdite su crediti a causa dei prestiti immobiliari commerciali USA. Secondo la società di analisi del settore immobiliare Trepp, entro la fine del 2025 scadranno prestiti immobiliari commerciali per circa 560 miliardi di dollari.

La Lagarde monitora l’andamento dei salari

Il Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, questa settimana ha dichiarato che il consiglio direttivo concorda nel ritenere che la prossima mossa dell’istituto sarà un taglio dei tassi, tuttavia servono più dati poiché l’inflazione non ha ancora raggiunto il livello desiderato. La Lagarde ha aggiunto che i dati sui salari saranno particolarmente importanti per i calcoli della BCE. Questa settimana la disoccupazione nell’Eurozona appare invariata, al minimo record del 6,4% di novembre.

IN BREVE

Secondo il Washington Post, Donald Trump, potenziale candidato repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti, se rieletto, valuterà l’imposizione di dazi del 60% alle importazioni dalla Cina. Trump ha anche dichiarato a Fox Business che non confermerebbe Jerome Powell per il terzo mandato come Presidente della Fed, alla scadenza del mandato in corso nel 2026. 

L’Arabia Saudita ha abbandonato i piani di aumentare, nei prossimi anni, la capacità produttiva di petrolio del Paese a 13 milioni di barili al giorno, rispetto agli attuali 12 milioni. In questo momento, il Paese produce circa nove milioni di barili al giorno e non vede la necessità di incrementare la capacità nel medio termine. Riyad ha annunciato la ripresa dei negoziati per la difesa con gli Stati Uniti che erano stati sospesi all’inizio della guerra tra Hamas e Israele.

La società di sviluppo immobiliare cinese Evergrande non è riuscita a trovare un accordo coi creditori, per cui un tribunale di Hong Kong ne ha ordinato la liquidazione. 

I mercati azionari cinesi hanno iniziato male l’anno, l’indice Shanghai composite a gennaio ha perso il 6,25%. 

Secondo Bloomberg, le emissioni di obbligazioni societarie investment grade negli Stati Uniti a gennaio hanno toccato la quota record di 188 miliardi di dollari. 

L’indice sulla fiducia dei consumatori del Conference Board a gennaio è passato da 108 a dicembre a 114,8, il livello massimo dalla fine del 2021. 

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, questa settimana ha dichiarato che ritiene l’Iran responsabile della morte di tre soldati americani a seguito dell’attacco a un avamposto in Giordania da parte delle milizie sostenute dall’Iran. Biden ha però aggiunto che gli Stati Uniti non vogliono un’escalation del conflitto in Medio Oriente. 

A gennaio l’indice PMI composito della Cina è salito da 50,3 di dicembre a 50,9, nonostante la continua contrazione del settore manifatturiero. 

Una Bank of England divisa questa settimana ha deciso di mantenere i tassi invariati: due membri hanno votato a favore di un rialzo dei tassi, mentre uno ha votato a favore di un taglio. 

L’indice manifatturiero dell’Institute for Supply Management a gennaio è salito da 47,1 di dicembre a 49,1, grazie al rimbalzo dei nuovi ordini da 47 a 52,2. 

La crescita economica in Canada è aumentata leggermente a novembre a un tasso annuo dell’1,1%, più rapidamente rispetto allo 0,9% di ottobre. 

L’Eurozona ha evitato la recessione tecnica dopo che il prodotto interno lordo nel 4° trimestre è salito dello 0,1%, compensando il calo del 3° trimestre. 




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Fonti: MFS research, Wall Street Journal, Financial Times, Reuters, Bloomberg News, FactSet Research, CNBC.com.

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